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Trento, 5 febbraio 2008
VITALIZI, È GIUNTA L’ORA DI DIRE BASTA!
Comunicato stampa di Roberto Bombarda

L’assemblea legislativa regionale sarà chiamata nei prossimi giorni a modificare nuovamente, dopo le correzioni apportate nel 2004, la legge in materia di indennità e previdenza ai consiglieri regionali. Non poteva esserci momento peggiore. Poiché la nostra storia, la nostra economia, la nostra società sono attraversate da un profondo senso di sconforto, di incapacità di fronte ad eventi disastrosi a livello planetario; ma anche di fronte a situazioni di dramma umano e sociale come la difficoltà di arrivare a fine mese. Ma allo stesso tempo questa potrebbe essere l’occasione migliore, per dimostrare ai nostri elettori che la politica sa farsi carico dei problemi della collettività, sa essere vicina ai cittadini, sa compiere scelte lungimiranti, quantomeno nei momenti più critici. E’ giunta dunque l’ora per affermare che è finita l’era dei privilegi dei politici, che i rappresentanti della collettività vogliono dire basta alla stagione di iniquità che dura da molti, troppi anni. Purtroppo esiste ancora una parte della classe politica locale che non avendo a disposizione argomenti sufficientemente validi a difesa dei privilegi acquisiti accusa chi, come me ed i colleghi dei Verdi e della Sdr, di fare mera propaganda, perché tanto “nulla cambierà”. Ebbene, è quanto dicevano nel 2004, prima che fossero introdotte le prime modifiche e lo affermano ancora oggi secondo quel malcostume per cui se non sai affrontare l’avversario devi sommergerlo di fango. Ma le cose che io dichiaro oggi sono le stesse che ho affermato nel 2004 – quando non c’erano campagne elettorali – e che i Verdi affermeranno sicuramente anche dopo l’ottobre 2006, chiunque li rappresenterà, finché a forza di piccoli successi non sarà raggiunto il traguardo finale.

La questione più spinosa e, per questo, inaccettabile rispetto alla quale continueremo ad insistere fino ad averla vinta è quella del famoso “assegno vitalizio”, che rimane la più alta iniquità. E’ vero che anche su questo tema in passato il legislatore è già intervenuto mitigando i benefici. Ma perché non siamo capaci di farla finalmente finita con questo ingiusto privilegio? Perché non abbiamo il coraggio di affermare che per svolgere la nostra funzione è giusto percepire un’adeguata indennità, ma è ingiusto percepire una doppia pensione? Forse che con la nostra indennità non possiamo costruirci, nel tempo, una pensione privata? Ed ancora. E’ mai possibile che ci siano persone che oggi percepiscono un assegno vitalizio superiore all’indennità di consiglieri ed assessori in carica? Ma in che razza di mondo viviamo? Nossignori, non sono questi diritti acquisiti, ma privilegi acquisiti, iniquità acquisite. Con quali motivazioni si può sostenere che un contributo di solidarietà a carico di questi privilegi costituisce un danno? Che cos’è il danno e chi l’ha compiuto per primo? E’ peggiore l’atto di chi ha costruito un sistema del genere o quello di chi sta tentando di demolire la fortezza dei pochi privilegiati? Non parliamo forse di soldi pubblici, cioè di tutti? E per favore, non mi si venga a dire che anche nelle altre province o regioni sono in vigore regole analoghe. Se siamo autonomi e se autonomi può significare, anche, “più virtuosi”, allora si dia l’esempio al Paese, alle altre province e regioni.

Adesso possiamo dare la spallata definitiva. Ma occorre un atto di coraggio: dire basta a questo sistema di cose. Non c’entrano il numero di legislature, l’attività svolta, i “meriti” sul campo della politica. La politica è un servizio verso la collettività: quella di consigliere regionale è una funzione che una persona è chiamata a svolgere per alcuni anni della sua vita. Una funzione certamente importante e delicata, che va rispettata a fatta rispettare. Dando il buon esempio, quando serve. La nostra è certamente una funzione molto faticosa e mette a repentaglio la salute fisica e mentale, i rapporti familiari e di amicizia. Ma quanti altri lavori mettono a rischio la salute e la famiglia! Eppure questi lavoratori non ricevono l’assegno vitalizio! Quella che stiamo svolgendo non è una professione. Per gli anni in cui svolgiamo la nostra funzione di rappresentanti del popolo dobbiamo ricevere una giusta indennità ed i giusti strumenti per poter compiere al meglio il servizio. Ma una volta finita questa “parentesi”, stop. Quello che hai avuto, hai avuto. Io sono un consigliere alla prima legislatura e dunque, con questa posizione, “penalizzo” proprio me stesso e quelli come me. Il buon esempio lo si deve dare partendo da se stessi. C’è infine un’ultima spiaggia, cioè quella di delegare in capo ai due Consigli provinciali la soluzione del problema, nel caso il Consiglio regionale dimostrasse incapacità o indifferenza. Mi dispiacerebbe dover intraprendere questa via per togliere ulteriori competenze alla Regione. Regione come luogo dove mettere assieme le migliori energie del Trentino e dell’Alto Adige-Suedtirol, affinché il nostro territorio possa essere più forte nei confronti dello Stato, dell’Unione Europea e delle nuove sfide che ci attendono a livello internazionale. Regione quindi non come semplice ufficio erogatore dei pagamenti delle indennità e dei vitalizi dei consiglieri, ma molto, molto di più. So che rischierei di fare il gioco di quelle forze politiche che hanno sempre cercato di demolire l’istituzione regionale, una “casa comune” nella quale credo ancora e che io non avrei mai indebolito. Ma parafrasando il Bruto di Shakespeare quando afferma “non che io abbia amato Cesare meno, ma ho amato Roma di più”, mi permetto di concludere affermando: “non che io abbia amato la Regione meno, ma ho amato i miei concittadini di più”.

Roberto Bombarda
Consigliere provinciale dei Verdi e democratici del Trentino

     

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